In questa sezione si potrà scaricare il giornalino in formato PDF e leggere direttamente on-line l'editoriale di Chiara Savelli.
Quello dei migranti è il tema del momento, una delle urgenze più importanti del mondo e sicuramente dell’Europa. Circa 70 milioni di persone nel mondo sono a vario titolo rifugiate. Pensiamoci: più dell’intera popolazione dell’Italia sfollata e in fuga da guerra e fame.
E’ tremendo quello che abbiamo visto: dal Mediterraneo ridotto ad un cimitero galleggiante ai chilometri di filo spinato e lacrimogeni che hanno “accolto” i siriani ai confini dell’Europa. Un malessere tra vergogna e inquietudine ci ha attraversato. Inquietudine non solo per i profughi, ma per noi. Come se vedere quelle scene susciti una domanda sulla nostra cultura e, prima ancora, sulla nostra natura umana.
La storia sta li a ricordarci che siamo la generazione che ha ereditato dai nonni la memoria oramai sfuocata della battaglia tra totalitarismi e democrazia e che ora diamo talmente per scontato il “pacchetto” dei diritti conquistati che spesso non ci scomodiamo nemmeno di andare a votare se la giornata è bella per andare al mare. Noi europei di seconda e terza generazione siamo così “naturalmente” portati all’adesione ad ogni dichiarazione per qualsiasi diritto dell’uomo da dimenticare da dove venga tutto ciò. Ora le barriere di filo spinato contro i fuggitivi sono lì a chiederci: questa Europa, i diritti, una certa idea di uomo, tutte le cose in cui diciamo di credere che fine fanno sotto la pressione di questo bisogno?
Anche se siamo seduti nei nostri divani, deve esserci chiaro che ci siamo anche noi in gioco in questo esodo epocale contro cui miopi chiusure e ottuso razzismo nulla potranno. E’ la storia che succede: che parte vogliamo avere? Le soluzioni politiche devono avere questa apertura di cuore e recuperare semplicemente le radici culturali della nostra Europa. Ancora una volta protagonisti siamo tutti, non ci sono “addetti” all’accoglienza o persone più “portate” all’inclusività. Ognuno vivendo il proprio particolare può testimoniare che prima di cibo e riparo quello che abbiamo bisogno di dare a queste persone che arrivano è la nostra umanità.
Chiara Savelli